Il Mulino
L’Associazione I Nebrodi gestisce, per conto dell’Ente Parco dei Nebrodi, questo pregevole fabbricato, situato nella splendida gola di “Passo del Corvo”, lungo la sponda destra del Torrente Caronia. Le caratteristiche architettoniche e tipologiche della struttura, nonchè le bellezze paesaggistiche e naturalistiche del sito e dell’itinerario che conduce ad esso, lo rendono una meta di particolare interesse. E’ facilmente raggiungibile a partire dalla S.S. 113, attraverso un’antica strada comunale che costeggia per buona parte gli argini del corso d’acqua; in corrispondenza di un ponte si procede poi a sinistra, risalendo a mezza costa il versante per alcune decine di metri ed alternando tratti in salita ad altri in discesa.
Lungo il percorso si incontra una grande varietà di vegetazione erbacea ed arbustiva, in buona parte tipica degli ambienti fluviali (tamerici, oleandri, salici), e della macchia mediterranea (lentisco, ginestra, euforbie) nonchè, più in prossimità del Mulino, anche di tipo arboreo, con presenza di sughera, leccio, roverella e qualche frassino.
Altrettanto interessanti sono le peculiarità geologiche e geomorfologiche osservabili lungo il percorso: lungo i versanti, frequenti sono gli affioramenti rocciosi arenacei e quarzarenitici stratificati, strutture tettoniche e contatti stratigrafici. Lungo l’alveo si hanno invece depositi alluvionali, costituiti da sabbie, ciottoli e blocchi arrotondati anche di grandi dimensioni, a testimonianza dell’incessante azione di modellamento e dell’energia dell’acqua. I depositi terrazzati sono inoltre testimonianza delle variazioni di quota dell’alveo nel corso del tempo.
La millenaria azione erosiva dell’acqua si può apprezzare particolarmente in corrispondenza del Mulino, dove l’acqua ha inciso e modellato i versanti ripidi e rocciosi che costituiscono la gola. .
Il Mulino: caratteristiche costruttive e funzionali
Il Mulino Comune di Caronia, realizzato nel 1863, conserva tutti gli elementi tipologici e formali che ne hanno permesso il funzionamento all’inizio del secolo scorso per la produzione di farina.
L’impianto architettonico presenta una struttura tipica dei mulini cosiddetti “a rampa”, i cui elementi costitutivi sono rappresentati da:
- canale di raccolta
- canale di adduzione
- rampa
- locale "garraffo"
- locali di lavoro
Il canale di raccolta, realizzato in pietra e a sezione rettangolare, consentiva di convogliare l’acqua dal torrente ad una grande vasca posta a monte della struttura; allo stato attuale del canale si conservano soltanto pochi metri, ma in origine doveva essere ben più lungo. Inoltre, l’attuale quota, superiore di diversi metri rispetto a quella dell’odierno alveo, lascia presumere che il letto del torrente si sia notevolmente abbassato rispetto al periodo di costruzione della struttura.
Il canale di adduzione,ortogonale rispetto a quello di raccolta, incanalava l’acqua dalla vasca alla rampa, costituita da un altro canale molto inclinato, a sezione tronco-conica, che aveva lo scopo di determinare il “salto di quota” dell’acqua (per un dislivello pari a circa 12 metri), che affluiva, così, a grande velocità sulle pale della ruota, ospitata nel locale arraffo. Il principio di funzionamento può essere paragonato a quello di una condotta forzata di una centrale idroelettrica, in cui l’energia dell’acqua aziona la turbina.
E’ da notare che la sezione tronco-conica della rampa determina un graduale restringimento della sezione con conseguente aumento della velocità (e, quindi, dell’energia cinetica) dell’acqua.
La rotazione della ruota, che, come detto, ad asse verticale, permetteva di azionare la macina, situata nel locale sovrastante, adibito ad ambiente di lavoro vero e proprio. Il sistema in realtà era formato da due macine: una, superiore, girevole, l’altra, inferiore, fissa e munita di scanalature per facilitare lo scarico del prodotto macinato. Le macine erano di forma cilindrica, con un diametro di 2 metri, realizzate in pietra arenaria.
Il grano da macinare veniva convogliato tra le macine attraverso una tramoggia; la rotazione della macina sovrastante schiacciava e macinava i chicchi di grano trasformandoli in farina, che veniva raccolta su una madia di legno collocata di fronte alla macina.
Il Mulino: caratteristiche costruttive e funzionali
L’ ex Mulino Comune uno dei tre mulini originariamente situati lungo il Torrente Caronia; degli altri non restano però che alcuni ruderi, ma la loro presenza testimonia la presenza di una fiorente tradizione agricola in questo comprensorio dei Nebrodi all’inizio del secolo scorso.
Sembra che, almeno per il Mulino Comune, l’attività si sia interrotta a seguito di una distruttiva alluvione del torrente, che smantellò gran parte del canale di raccolta dell’acqua.
L’invenzione del mulino ad acqua, almeno nel mediterraneo, sembra farsi risalire I sec. a. C. La sua introduzione nei processi di molitura segue l’adozione della macina a tronco di cono, documentata dagli scavi di Pompei e di Ostia. Presso gli egiziani, i greci e i romani, i mulini erano mossi principalmente da animali, ma anche da schiavi.
L’espansione del mulino ad acqua avviene nel corso del Medioevo, in cui cominciarono a diffondersi anche altre macchine basate sullo stesso principio di funzionamento (pompe, filatoi, magli, ecc.), cioè in grado di convertire l’energia cinetica dell’acqua in energia meccanica in grado di azionare meccanismi rotanti.
I mulini ad acqua possono essere suddivisi in due tipi: a ruota idraulica orizzontale, su un asse verticale (come il mulino di Caronia), e a ruota verticale, su un asse orizzontale.
L’utilizzo delle due tipologie era legato essenzialmente alle caratteristiche del corso d’acqua da cui il mulino attingeva. Nei corsi d’acqua con regime più regolare si utilizzavano maggiormente i mulini a ruota verticale; al contrario nei corsi d’acqua con regime più variabile, come il torrente Caronia, ove erano preferibili mulini a rampa con ruota orizzontale.